Il Corriere dello Sport

di Stefano Semeraro

10 aprile 2020

In attesa dei tornei ATP, prende corpo il progetto della MEF Tennis Events

Il tennis ha voglia di ripartire. Un desiderio che confina con la necessità, come per tanti settori, e che ovviamente deve tenere conto dei tempi e delle esigenze (primarie) dell’emergenza. La Federtennis, lo ha ribadito Angelo Binaghi, farà ad esempio tutto il possibile per organizzare in qualche modo l’edizione degli Internazionali d’Italia. Anche a costo di spostarli una città diversa da Roma. «Credo che ci siano ottime possibilità che vengano riprogrammati – ha dichiarato il presidente Fit – la preferenza nostra e di Sport e Salute è di giocarlo a Roma fra settembre e ottobre, però siamo disposti a valutare come ipotesi residuale anche fine stagione, a novembre o dicembre sul veloce indoor». Il grande problema del tennis a livello internazionale e (e continuerà ad essere ancora a lungo) la mobilità delle tante persone che servono alla ‘macchina’ – come ha ricordato Andrea Gaudenzi un Masters 1000 ha bisogno di due-tremila addetti – ed è per questo che si sta facendo spazio un po’ ovunque l’idea di mettere in piedi, quando sarà possibile, torneo o circuiti ‘regionali’. Che prevedano, cioè, solo giocatori di uno stesso paese o area geografica. In Spagna ne ha parlato il presidente della federtennis, l’ex pro Tomas Carbonell, e il progetto prevede una decina di tornei (una delle sedi potrebbe essere Bilbao) nelle settimane precedenti la nuova data del Roland Garros (20 settembre-4 ottobre) e con la partecipazione di molti dei top-100 spagnoli. In Francia l’allenatore di Jo-Wilfried Tsonga, Thierry Ascione ha chiesto alla FFT l’appoggio ad una iniziativa molto simile.
In Italia un progetto che sta prendendo corpo è quello di Marcello Marchesini, il patron di MEF Tennis events, organizzatore di sei Challenger oltre che delle Final Four della Seria A. L’incognita riguarda ovviamente la data della eventuale ripartenza, ma sono già avviati i colloqui con la Fit per concordare le modalità. Per ora l’dea è quella di un mini-circuito di tre tornei, con partenza da Todi (la casa di uno dei Challenger ‘sospesi’, gli Internazionali dell’Umbria) e altre sedi ancora da individuare, tabelloni da 32 posti, un montepremi da definire e ospitalità per chi ha punti nel ranking mondiale. «Vogliamo concedere ai giocatori italiani di alto livello la possibilità di riprendere confidenza con l’agonismo, di rientrare nel ritmo partita prima della ripartenza del circuito Atp», spiega Marchesini. «I tennisti stanno vivendo un periodo particolare, non riescono ad allenarsi e hanno bisogno di disputare match. Vogliamo dare il nostro contributo affinché la loro attività non si affievolisca del tutto, in attesa di poter ricominciare a disputare tornei». Non sono preoccupazioni affrettate: per organizzare tornei di livello accettabile, che possano attirare l’interesse del pubblico (e soprattutto degli sponsor) occorrono settimane di preparazione: meglio farsi trovare preparati quando arriverà l’okay dalle istituzioni. Fra i possibili protagonisti del circuito ci sono alcuni azzurri di ottimo livello, da Salvatore Caruso a Marco Cecchinato, da Gianluca Mager a Stefano Travaglia, e Marchesini spera di coinvolgere altri nomi importanti come Matteo Berrettini e Jannik Sinner. «Spero davvero che possa prendere vita – dice ‘Salva’ Caruso – Sarei felicissimo di partecipare, vorrebbe dire aver superato questa difficilissima fase della nostra vita. Sarebbe una grande occasione per poi farci trovare pronti alla ripartenza del circuito internazionale». Per Vincenzo Santopadre, coach di Berrettini, «sarebbe un’iniziativa perfetta per il periodo in cui i tennisti italiani non avranno ancora la possibilità di giocare all’estero». Oltre che la migliore ‘road to Roma’ ipotizzabile nella drammatica stagione che stiamo attraversando.

 

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